La creazione della gipsoteca si lega alla nascita stessa dell’Accademia, poiché un primo nucleo di gessi, copie da importanti capolavori della statuaria antica prodotte dalle migliori botteghe romane, fu un’acquisizione didattica necessaria per le categorie artistiche neoclassiche che ne accompagnano la fondazione nel 1829, in particolare per intenti del direttore Ignazio Sarti. Numerose donazioni arricchirono inoltre la gipsoteca dell’Accademia fin dagli inizi, con preziosi pezzi, componendo un nucleo iniziale di circa 240 opere, cui seguirono nel tempo altri acquisti per aggiornare la collezione di modelli e sostituire i pezzi deteriorati con l’uso.

Dal cardinale Galeffi giunse in dono il gruppo del Laocoonte, da Leopoldo II di Toscana la Venere Medicea e l’Apollino, lo scultore Antonio d’Este inviò il calco della testa del cavallo di Marco Aurelio, l’artista danese Thordwaldsen donò suoi bassorilievi e due versioni di Mercurio. Dal Cardinal Rivarola e da Giovan Battista Sartori, fratello di Antonio Canova, giunsero importanti pezzi dell’artista neoclassico, come l’Endimione (l’originale in marmo era stato scolpito da Canova nel 1822 per il Duca di Devonshire, Chatsworth), i due pugilatori Creugante e Damosseno, la stele Falier e la stele Volpato. Quest’ultima, raffigurante l’Amicizia seduta davanti all’immagine di Giovanni Volpato, è modello originale, non copia, della stele marmorea realizzata dal Canova nel 1806 per l’amico incisore.

Nel 1855 il Cardinal Antonelli fece dono del Sofocle da Terracina, mentre verso la metà del secolo lo scultore Enrico Pazzi aveva già lasciato un nucleo di cinquanta calchi in gesso. Agli inizi del ‘900 viene acquisito il gruppo l’Amore degli Angeli di Giulio Bergonzoli (non copia, ma calco unico di un’opera prima “a perdere”, utile per la trasposizione in marmo) e l’Umanità contro il male di Gaetano Celli (sopra), mentre Corrado Ricci nel secondo decennio fece alcune donazioni, tra cui la figura scolpita da Bistolfi per il sepolcro di Segantini.

Il nucleo storicamente più importante della gipsoteca è in deposito presso il Museo d’arte della città, e i pezzi di maggior rilievo sono visibili nel quadriportico al piano nobile, altri gessi sono depositati presso il liceo artistico (tra gli altri la Stele Volpato di A. Canova), il museo nazionale (Laocoonte), la biblioteca Classense (L’amore degli Angeli di G. Bergonzoli); alcuni gessi sono ancora in uso nelle aule dell’Accademia.